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 Nella Bhagavad GiitΓ‘ si legge:


 [Tu hai il diritto ad agire ma non il diritto ai frutti delle tue azioni. Non devi fare azioni che t’incatenano, ma neanche essere avverso all’agire.] 


 Quando un’azione Γ¨ avvenuta, ma non ancora la sua reazione, quest’ultima rimane in forma potenziale, ed Γ¨ chiamata saαΈΏskΓ‘ra. Quando la reazione segue immediatamente l’azione, una persona dice che sta subendo o sperimentando i frutti di tale azione, ma quando il corpo subisce un cambiamento radicale a causa di debolezza fisica o infermitΓ  (cioΓ¨, quando avviene la morte), allora nella vita seguente la persona dovrΓ  sottostare alle reazioni non espresse che ha accumulato nella precedente vita, e non sarΓ  perΓ² in grado di capire quale delle proprie azioni abbia causato la reazione che sta subendo. 


È solo perchΓ© le cause non si possono vedere o comprendere che le [relative] reazioni sono chiamate destino. 


 Il destino Γ¨ solamente l’insieme delle accumulate reazioni alle azioni originali. Le persone sagge non perdono tempo a lamentarsi delle reazioni. Gli esseri umani possono plasmare il proprio destino attraverso le loro azioni. Non devono diventare schiavi del proprio destino. 



 Baba


 

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